22.3.05

A chi piace Shakespeare?


Scrive ElMar:

Non abbiamo recitato il secondo e terzo atto di Ricorda con rabbia di John Osborne, come si pensava di fare: è tornata la Gi ed è nata una discussione animata su due commedie shakespeariane: il Sogno d'una notte di mezz'estate e La bisbetica domata. Della Bisbetica ho visto la versione cinematografica di Franco Zefirelli (1967) con Liz Taylor nei panni di Caterina (la Bisbetica) e Richard Burton in quelli dello sposo, che ai tempi m'era piaciuta molto oltre che per i dialoghi, anche per la qualità, come dire, dorata, della sceneggiatura e delle atmosfere cinquecentesche. Questa la trama (presa dal Morandini): "Lucenzio ama Bianca, ma il matrimonio non si può celebrare finché non si trova un marito alla terribile sorella di lei, Caterina. Allettato dalla dote, Petruccio la impalma, ma dovrà ricorrere alle maniere forti per trasformarla in una buona moglie. Secondo film di Franco Zeffirelli dopo Camping (1958), e uno dei suoi due o tre potabili. Grazie a un sapiente adattamento della commedia scespiriana, celebre per il suo forsennato dinamismo, firmato da Suso Cecchi d'Amico e Paul Dehn, e a collaboratori di prim'ordine, il film funziona. La coppia Burton-Taylor mette nella finzione una parte della loro vita privata." Come si può vedere, il buon Morando non ama Zefirelli manco per niente.

E' saltata fuori una differenza importante: mentre Shakespeare non fà fare bella figura a Caterina la quale viene presentata prima-della-cura-Petruccio come una noiosissima rompiscatole capricciosa, volubile ed inaffidabile come tutte le donne e, dopo-la-cura riservatale dall'odioso Petruccio, come una stolida creatura disposta a tutto pur di dar ragione al marito, nel film i due protagonisti hanno la stessa statura e presenza sullo schermo: la loro è una gara, spesso sottile, a volte brutale, giocata tutta sul piano verbale, e per questo ricorda da vicino i belli risposi delle novelle boccacciane nel Decameron. Entrambi però, ed è questo il dato più significativo, sono sullo stesso piano: e Caterina non è una sciocchina senza cervello che può permettersi di fare e disfare perchè tanto c'ha i soldi di papà, ma una donna che sventuratamente è consapevole di avere una testa, e, peggio ancora, si permette di usarla e, orrore! lo sa fare piuttosto bene.

Per curiosità, riporto qui di seguito la scheda del Morando su una precedente versione cinematografica della Bisbetica domata, di cui ignoravo totalmente l'esistenza, uscito nel 1942 per la regia di Ferdinando Maria Poggioli (ma chi è?):
"La figlia di un sarto romano, acida e capricciosa, sposa Petruccio che riuscirà a renderla la più dolce e remissiva delle mogli. Versione riveduta e corretta della celebre commedia (1593-94) di Shakespeare: siamo nel 1942 a Roma. Farsa per un pubblico di bocca buona, dal fine Poggioli si può pretendere di più. Nazzari e la Silvi, insieme, hanno fatto di meglio. Il regista Poggioli fa una comparsata."

Però, chissà com'era sto film del '42....


La Gi è andata a vedere il film tratto da Tre metri sopra il cielo e ce ne ha parlato: per quel che mi riguarda, qua in biblioteca ci sono prenotazioni del romanzo che arrivano fino a giugno, quindi dubito di riuscire a leggerlo prima di quella data.

E visto che siamo in tema, qualcosa su Billy Sh. direi che ci sta bene, non trovate?

- Il ragazzo che amava Shakespeare, di Bob Smith (Guanda 2004). Collocazione: NA SMI BOB

- Il teatro delle streghe: il femminile come costruzione culturale al tempo di Shakespeare, di Clara Mucci (Liguori 2001). Collocazione: 822.309 MUC


- Il ciclo della scommessa: dal Decameron al Cymbeline di Shakespeare, di Guido Almansi (Bulzoni, 1976). Collocazione: MAGAZZ. 17o.06.60

- Le fonti italiane e inglesi del Romeo e Giulietta di William Shakespeare, di Giuliana Merli e Sabrina Mantini. (Vicolo del Pavone 1999). Collocazione: MAGAZZ. 17B.03.59

- L'incantesimo è compiuto: Shakespeare secondo Orson Welles, di Gherardo Casale (Lindau 2001). Collocazione: MAGAZZ. 17I.06.49

- Ombre che camminano: Shakespeare nel cinema, a cura di Emanuela Martini (Lindau 1998). Collocazione: MAGAZZ. 17D.05.62

- Shakespeare: il teatro dell'invidia, di René Girard (Adelphi 2002). Collocazione: 822.33 GIR

La prossima volta che ci vedremo, su suggerimento della Gi porterò l'epistolario di Lewis Carrol, Cara Alice, di cui abbiamo incominciato a parlare lunedì scorso: sia per i giochi enigmistici e le celebri letterine delle fate coniate da Carroll per le sue piccole amiche, sia per le discusse fotografie che ritraggono sempre e solo bambine vittoriane in camicia da notte (castigatissima), fra le quali compare la famosa Alice Liddell, ispiratrice e dedicataria del romanzo che da lei prende il titolo. Ed a questo proposito, un gustoso petegulés: si vocifera che il trentenne professore di matematica oxfordiano Charles Lutwidge Dodgson (aka Lewis Carroll) l'avesse chiesta in moglie quando aveva 13 anni, e che da ciò consegue sia la brusca interruzione dei rapporti con la famiglia Liddell quanto le numerose pagine strappate dagli eredi dal diario di Carroll in corrispondenza con i mesi in questione.

Allora l'appuntamento è per Lunedì 4 Aprile, stesso posto, alle 14.30'!

E Buona Pasqua!


9.3.05

Un Gruppo molto teatrale



Scrive ElMar:

Il Gruppo sta attraversando una fase di crescita-ripensamento secondo me: alcune di noi l'anno scorso hanno seguito il corso di dizione e messo in scena brani da Antigone di Sofocle, sicchè è venuto spontaneo leggere e recitare copioni di piéces brevi: il primo è stato Ricorda con rabbia, di John Osborne; il secondo, lunedì scorso, è stato La cantatrice calva di Eugene Ionesco
.
Entrambi appartengono alla triade teatrale britannnica degli angry men anni Cinquanta (Beckett-Ionesco-Osborne), ma sono diversissimi tra loro: dalla discussione che è seguita alla mise en scéne di un testo del tutto nuovo sono venute fuori alcune considerazioni interessanti.
Innanzi tutto, Ionesco scatena irrefrenabili risate, subito, senza mediazioni, a differenza di Osborne che invece è decisamente drammatico; poi, i personaggi praticamente non hanno spessore, non sono reali, anzi, sono del tutto interscambiabili fra loro: ciascuno potrebbe tranquillamente dire le battute dell'altro e non cambierebbe proprio nulla, nell'insieme. Anzi, alla fine è proprio quello che succede, dato che il finale prevede un nuovo inzio a parti scambiate, e la commedia (che l'autore chiama anti-commedia) si conclude ricominciando con la seconda coppia, i Martin, che dice le stesse frasi pronunciate dalla prima coppia, gli Smith, nella prima scena, mentre cala lentamente il sipario. Non solo, ma gli automatismi di comportamento, le pirotecnìe verbali, le sequele di banalità assurde ed illogiche (la pendola che suona ventinove colpi!), il dire una cosa e subito dopo l'esatto contrario, l'accelarazione vorticosa delle frasi che si accavallano l'una all'altra in un crescendo parossistico e scoppiettante producono una sorta di spaesamento sia nel pubblico che negli/lle attori/attrici, che si trovano a non immedesimarsi nei personaggi. Perchè, in fondo, non esistono personaggi in questa piéce che, quindi, anche per questo è difficile da interpetare senza cadere nel grottesco fine a se stesso, che non era, secondo me, l'obiettivo di Ionesco. Nell'introduzione si parla di fantocci, di conchiglie vuote, di schemi e relazioni interpersonali inconsistenti (magistrale a questo proposito la scena fra i coniugi Martin che si danno del lei e non si riconoscono), e addirittura si richiama l'attenzione sul fatto che gran parte dei dialoghi della Cantatrice calva si realizza con frasi prese dai manuali di conversazione per stranieri che si trovano in commercio: tutto vero, ciò non toglie tuttavia che ci siano autentici momenti di puro divertimento, come per esempio nel famoso dialogo fra i coniugi Smith a proposito di Bobby Watson (tutti nella famiglia di questo indviduo si chiamano Bobby Watson, uomini, donne, bambini e bambine, fanciulle e giovanotti ed anziani) e nei famosi aneddoti raccontati nella Scena Ottava
Sì, fà ridere; ma le interpreti preferiscono Osborne.
Il che induce a riflettere sul mestiere dell'attore.

Ecco, quindi, qualche suggerimento in proposito. Ed innanzi tutto, un paio di opere importanti, direi fondamentali:

- Sei personaggi in cerca d'autore, di Luigi Pirandello (Einaudi 1993). Collocazione: 852.912 PIRSe

- Aspettando Godot, di Samuel Beckett (Einaudi 1956). Collocazione: 842.914BECAs

Poi, a seguire, altri libri di e sul teatro: naturalmente ci sono poi le drammaturgie nazionali con i relativi autori da tener presente; ma, forse, del mio propendere verso Billy Shakespeare s'era già avuto qualche sospetto...

- La disputa; Gli attori in buona fede, di Pierre de Marivaux (Einaudi 1989). Collocazione: 842.5 MARDi

- La moglie dell'attore, di Anne Tyler (Guanda 1996). Collocazione: NA TYL ANN

- L'attrice, di Edith Bruck (Marsilio 1995). Collocazione: NARR BRU EDI

- L'attrice, di Alexandra Marinina (Piemme 1999). Collocazione: ND MAR ALE

- Manuale minimo dell'attore, di Dario Fo (Einaudi 1987). Collocazione: 792.028 FO

- Ritratto d'attore, di Romolo Valli (Il Saggiatore 1983). Collocazione: MAGAZZ. 17S.06.57

- Il Teatro dell'Anima: il teatro di prosa nelle lingue regionali attraverso i grandi attori professionisti del tempo, di Giancarlo Pretini (Trapezio 2001). Collocazione: MAGAZZ. 16P.01.63

- La recita della follia: funzioni dell'insania nel teatro dll'età di Shakespeare, di Vanna Gentili (Einaudi 1978). Collocazione: MAGAZZ. 17C.06.44

- Il laboratorio teatrale, di Gaetano Oliva. (LED 1999). Collocazione: 792.028 OLI

E poi ne riparliamo!
LUNEDI' 21 MARZO ALLE 14.30' IN AULA DIDATTICA